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Visualizzazione dei post da ottobre, 2008

ADDICTED TO WAR: THE HURT LOCKER

Hurt Locker è la cassetta in cui vengono riposti gli effetti personali degli artificieri che muoiono nel compimento del proprio lavoro, lascito pietoso a un Paese che li ha sacrificati e a parenti e amici che li hanno invano aspettati. “The Hurt Locker”, però, è anche il titolo del nuovo lungometraggio della 56enne californiana Kathryn Bigelow (“Point Break”; “Strange Days”): al centro della vicenda ancora la guerra in Iraq, vera musa ispiratrice di molti cineasti. La Bigelow, sulla falsariga del plurilodato “Redacted”, documentario di Brian De Palma ancora (scandalosamente) inedito in Italia, opta per una messinscena depurata di qualsivoglia scoria spettacolare, scegliendo uno stile secco e scabro; con i suoi sussulti repentini la mdp sembra introiettare l’inquietudine dei soldati americani, spalmandosi letteralmente su volti che ostentano un autocontrollo sempre sul punto di capitolare. Come sottolineato da una citazione in apertura, la guerra è una droga, e come ogni droga che si r

UNITED STATES, LAND OF THE FREE...ZED

Uwe Boll, il regista più odiato e sbertucciato del mondo, è tornato per la gioia dei suoi affezionati detrattori, forumfiliaci e bloggernauti in prima fila. Il popolo del web è uno strenuo detrattore del 43enne di Wermelskirchen, e non perde occasione per tentare di dimostrare al mondo intero che il suddetto è il peggiore sulla faccia della Terra. Della serie: Non abbiamo altro di meglio da fare, e se lo avessimo non lo faremmo… Non entriamo nel merito di questa infantile provocazione: Herr Boll non ha mai fatto mistero di amare la dialettica e l’estetica dei videogiochi per motivi esclusivamente commerciali (sono così popolari da costituire un efficace, e gratuito, veicolo pubblicitario per il film) e la sua scelta di adattarli, rielaborandoli, per il grande schermo non viola ancora alcun articolo di alcuna Costituzione. Fino a quando sarà in grado di finanziare e girare film – che per inciso non recano danno alcuno, è sufficiente non vederli – , avremo la consapevolezza che la Setti

FUORI DAL BULACCO: SOUTHLAND TALES

“Farla fuori dal bulacco” è tipica espressione genovese per sottolineare quando si ha “leggermente” esagerato… Fuori dal bulacco l’ha fatta l’americano Richard Kelly, già artefice del fenomeno (sopravvalutato?) “Donnie Darko”, alle prese adesso con una sorta di rilettura moderna e a dir poco bizzarra dell’Apocalisse di Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento, per la cronaca la sola apocalisse accettata dal Canone della Bibbia. Rilettura visionaria e temeraria, straripante allegorie, citazioni e omaggi cinefili e letterari, allusioni catastrofiche alla storia contemporanea, Southland Tales è un ambizioso zibaldone sulla fine del mondo e sull’avvento di un nuovo messia. Kelly stesso, nel corso di un’intervista, lo ha motivato anche come una risposta al Catastrofismo che attecchisce progressivamente negli States. Accennare alla trama è missione praticamente impossibile; vi basti sapere che il film inizia con un famoso attore, Boxer Santaros (Dwayne “The Rock” Johnson), sposato con la